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"Ramandolo", pronunciare questo nome è come aprire un libro di storia, questo nome neolatino da "Romandus" romanzo ossia "friulano" ha dato il nome ad uno dei vini più prestigiosi del Friuli. Alcune case sparse unitamente alla chiesetta posizionati sui fianchi del Bernadia si sono collocate sul confine linguistico tra i "friulani" discendenti dei romani con Torlano (Taurilius podere di Taurilio) Nimis Attimis Faedis e gli "slavi" parlanti una lingua locale denominata "Ponasso" di Chialminis e Sedilis.
La località di "Romandolo" è un tipico paesaggio collinare delimitato ad occidente dai "Zucs" di Clotz, ad est dai "Boncars" di Torlano e a sud dal "Chiaroncel" che confluisce a nel Cornappo in località "Conflor"
Questo paesetto identificato da tutti dalla sua chiesetta intitolata a San Giovanni Battista (si racconta che la pietra posta all'ingresso della chiesa con l'impronta del piede dell'apostolo Giovanni provenga dalla Palestina) ha origini nella seconda metà del 1400.

Invece la prima traccia documentale della produzione del vino Ramandolo risale nei primi anni del 1500 quale compenso per pagamento di un affitto di una tenuta ad un proprietario terriero.
In quel tempo il vino aveva come unità di misura la "conzia" ovvero un contenitore in legno da portare sulle spalle a mo' di zaino.
Il cognome Dri, il più diffuso in questa località, trova origine da "Case Dri" collocate nella parte alta del paese probabilmente di origine germanica inizialmente come Henry poi Indri, Indrissi, Indrizzi, erano dei cittadini liberi al seguito dei feudatari tedeschi. Ci sono dei documenti notarili che trascrivono la compravendita di alcune proprietà coltivate lungo le pendici del Bernadia ed un mulino sul Cornappo. Un certo Biagio Dri detto "Tisse" con ben nove figli ha dato origine probabilmente alla casata e con un suo discendente Domenico Dri abitante nel borgo di "Parpoch" insieme ai suoi 10 figli scese verso il basso disboscando la "Massiùten", il "Baratouo" ed il "Roncat" per impiantare nuovi vigneti e iniziare la costruzione della propria abitazione con annessa cantina che ultimo' nel 1906.


Antica cantina padronale

L'attuale fabbricato rurale sede del "Ramandolo Club" fu costruito in più riprese, con stipiti in pietra di Torreano che ne identifica lo stile di quei primi anni del secolo. L'abitazione dei F.lli Dri agricoltori e produttori di vino colpita duramente dal terremoto del 1976 è stata ricostruita. Questa struttura ricettiva è stata volutamente denominata "Ramandolo Club" perché si è voluto valorizzare questa zona collinare rinomata per la produzione del vino nonché la cantina, tra le più vecchie del luogo, interamente scavata nella roccia costruita con volta in mattoni e traversine in metallo. All'interno troviamo ancora alcune botti del fondatore marcate a fuoco come si soleva con le proprie iniziali di D.D. che servivano quale identificazione e usate per portare il vino alla mostra mercato di Nimis. Questa cantina museo del "Ramandolo" restaurata di recente è attualmente visibile insieme ad un carro agricolo con tanto di targa del 1932. La produzione del Ramandolo in questa cantina con i metodi tradizionali continuò fino agli anni settanta con Virgilio e Lino Dri sotto la denominazione "F.lli Dri".

Si conserva ancora una targa identificativa in legno che veniva esposta alla sagra sul prato della Madonna delle Pianelle di Nimis.
Si dice che il vino prodotto in questa cantina arrivò fino in Vaticano perché a Roma il Cardinale Antoniutti, originario di Nimis, ne volle una piccola quantità per celebrare la S.S. Messa.

Fu così che il vino qui prodotto varcò i confini del Friuli.